Vivere con le conseguenze


Non ho mai pensato che ciò di cui il mondo avesse veramente bisogno fosse un altro Paul Buckingham. Ho sempre pensato che uno fosse più che sufficiente. Sono consapevole, tuttavia, che io sono in minoranza quando si tratta di essere (o no) orientato verso la famiglia. Anche se le famiglie non sono generalmente grandi come erano, c'è ancora il desiderio di produrre un Mini-Me o due. Dal mio punto di vista egoistico, è una buona cosa, perché posso ragionevolmente prevedere che quando sarò molto vecchio, ci saranno abbastanza giovani per prendersi cura di me - a pagamento, naturalmente.

Sebbene una famiglia nel Regno Unito tenda, in media, ad avere un po’ meno di due figli, ci sono naturalmente delle eccezioni. I super-ricchi sembrano avere numerosi figli, piuttosto come i potentati del passato. E poi, naturalmente, all'altra estremità, c'è la percezione che le persone sui sussidi statali abbiano molti figli. Questo sembra essere un tale problema che il Sistema di Credito Universale non effettuerà nessun pagamento aggiuntivo ai genitori per un terzo o successivo figlio nato da ora in poi. Il sistema in generale è stato progettato per ‘incoraggiare’ le persone ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. E vivere all'interno dei propri mezzi comporta limitare le dimensioni della propria famiglia per far fronte alle proprie reddito. Dopotutto, lo stato sosterrebbe che anche qualcuno sul reddito medio, che non beneficia dei sussidi, avrebbe difficoltà a sostenere 3 o più figli. E quindi non c'è motivo di pensare che lo Stato dovrebbe mettere i genitori in una posizione migliore di questa semplicemente perché hanno il diritto ai benefici statali. Se scelgono di avere più figli, devono vivere con le conseguenze delle loro azioni. Che suona bene, tranne che le persone che vivono con le conseguenze non sono solo i genitori, ma anche i bambini - che non sono responsabili per le azioni dei loro genitori.

La responsabilità delle tue azioni è un concetto importante, ma anche molto difficile. Un esempio che è venuto alla luce l'altro giorno è stato quello di una coppia in cui l'uomo era nato con un difetto genetico che significava che la sua testa era malformata. La ragione di ciò era che sua madre aveva lavorato in una fabbrica che produceva pentole rivestite di teflon ma dove l'esposizione alle sostanze chimiche coinvolte non era adeguatamente controllata. L'uomo è ora sposato e la coppia aspetta un bambino. Il bambino avrà il 50% di probabilità di ereditare lo stesso difetto di suo padre. Dovremmo avere simpatia per lui e sua moglie, o solo per il bambino? Se, come sembra probabile, sapeva perché era nato con questa deformità - Teflon ha fatto un pagamento di risarcimento alle persone colpite dopo un'azione collettiva - perché dovremmo avere simpatia per qualcuno che potrebbe aver portato nel mondo un bambino che dovrà subire alcune operazioni per provare a mettere le cose a posto? Anche se non lo sapeva per certo, sicuramente lui e sua moglie avrebbero dovuto presumere il peggio? Non dovrebbe essere condannato per questa mancanza di cura?

Man mano che scopriamo più marcatori genetici per malattie e condizioni che svantaggiano i bambini, ci saranno sempre più genitori che dovranno affrontare il dilemma - se procreare, piuttosto che adottare o evitare del tutto la paternità, visto la probabilità di causare sofferenza per i loro figli nati naturalmente - per non parlare della spesa per lo stato nel trattare con il risultato. Si, sarebbe possibile effettuare test genetici in una fase molto precoce nello sviluppo di un gruppo di embrioni candidati prima dell'impianto, al fine di trovare uno che fosse libero del difetto in questione. Ma questo di per sé comporterebbe un costo considerevole. Un profilo DNA completo dei genitori invece costerebbe poche centinaia di sterline. Nel tempo a venire, la sua interpretazione sarà eseguita automaticamente e anche a basso costo. Chiaramente pochissimi genitori vorrebbero che il loro figlio disabile non fosse mai nato, ma se in realtà non fosse nato, avrebbero sperato che un tale bambino nascesse nella loro famiglia?

La responsabilità delle nostre azioni, però, riguarda non solo la disabilità. Viviamo con una vasta gamma di rischi, dai pericoli di alzarsi la mattina, al soffocamento sul nostro cibo, al guidare un auto. Ci sono filosofi che hanno cercato di trovare una base razionale per quello che dovrebbe essere il nostro atteggiamento nei confronti di coloro che sono stati danneggiati attraverso un rischio che sarebbe potuto essere diminuito o evitato del tutto. Il numero di parole stampate su di esso, e il numero di citazioni in documenti eruditi è sconcertante. Un esempio è dato da qualcuno che, in un temporale, non riesce a sdraiarsi a terra per rendersi un bersaglio meno probabile di un fulmine e viene ferito (non ucciso?) come risultato. Se non possiamo evitare del tutto il rischio, allora il suggerimento è che dovremmo prendere misure ragionevoli per evitare il danno dal rischio. Tuttavia, il dibattito circonda come classificare questi "passi ragionevoli" o se questo è davvero il modo valido di guardarlo.

Keith Hyams del Dipartimento di Politica e Studi Internazionali della Warwick University suggerisce che non esiste una base logica per dare supporto a chi è svantaggiato dal fare scelte che comportano il rischio di svantaggio. Non dovrebbe avere diritto a nessun aiuto a seguito delle sue decisioni a meno che non sia stato costretto a prenderle. Certo Il signor Hyams potrebbe avere ragione, anche se le 29 pagine di discussione, e le infinite note che portano a questa conclusione, mi hanno lasciato un po’ esaurito - e non convinto che un tale approccio abbia rilevanza al di fuori delle mura sacre di Academe. Sono solo un semplice avvocato, ma mi sembra ovvio che, in assenza di un contratto tra di noi per aiutarci, non esiste in effetti nessun obbligo a farlo. Il fatto è, tuttavia, che agiamo come se ci fosse. Abbiamo una spinta emotiva ad aiutare gli altri che, a livello cosciente, giustifichiamo sulla base del fatto che anche noi, un giorno, potremmo aver bisogno di aiuto. Poiché è un'emozione, e non un'emozione esclusivamente umana, dev’essere un adattamento evolutivo - e direi molto utile per la nostra sopravvivenza in un mondo afflitto dal rischio. Finché prestiamo attenzione al modo in cui agiamo allora, gli altri tenderanno ad essere comprensivi quando succederà qualcosa di spiacevole. Saranno meno comprensivi se siamo stati veramente stupidi. Se siamo spericolati, la compassione probabilmente si prosciugherà del tutto. La reazione che si può anticipare, non è comunque una scienza esatta. Devo ammettere però che la mia analisi è un po' breve per essere pubblicata come tesi su Academia.edu.

Sebbene l'esempio del fulmine sia piuttosto sciocco, una domanda più interessante è quella della continuazione a vivere in una zona di terremoto o vicino a un vulcano. Qui, nelle Midlands, è molto improbabile che subiremo il destino di Pompei o Ercolano. Ma ci sono zone densamente popolate intorno ai vulcani – come Napoli. Siccome nessuno può essere sicuro che il Vesuvio non avrà una grande eruzione in stile pompeiano, sicuramente, razionalmente, l'intera area dovrebbe essere evacuata. Ma per chiudere un'intera città? In un momento, tutte le proprietà diventerebbero invendibili se l'area diventasse una zona vietata. Trovare le case e le opportunità di lavoro per tutti altrove, sarebbe in pratica impossibile in una scala temporale accettabile. Ma ciò che questo significa è che il costo (in tutti i sensi) in caso di possibile morte di massa deve essere soppesato rispetto all'enorme costo d’anticipare un'eventuale grande eruzione in un futuro prevedibile - il che potrebbe semplicemente non accadere.

E così prendiamo decisioni chiudendo gli occhi al rischio dove non abbiamo davvero i mezzi per proteggerci. Ovviamente chiunque abbia i mezzi per farlo, sarebbe ben consigliato di andarsene ora in ogni caso. Il che ci ricorda della storia, forse apocrifa, di quello che è successo tanti anni fa. Si dice che le persone più sagge e più ricche abbiano lasciato Pompei quando sono iniziati i primi segni di attività vulcanica. Hanno lasciato indietro i più poveri a rimanere e la loro assenza ha permesso ai farabutti a trasferirsi alla zona e, infine, affrontare l'ira del Re della Montagna. Nonostante la demografica però, ora, come a quel tempo, se l'eruzione dovesse venire, le migliaia di persone uccise non avrebbero bisogno di essere reinsediate. Suppongo che ci sarebbe un risparmio per lo Stato e corrisponda anche alla conclusione del signor Hyams secondo la cui dovremmo vivere e morire dalle nostre scelte.

Paul Buckingham

Gennaio 2019

 Home     Caro Diario      Chi sono?       Guestbook