L'avidità  
 

 
 

Secondo un discorso dato alla fine di Novembre (2013) da Boris Johnson, il sindaco di Londra, l'avidità è una necessità.  È necessaria per fare funzionare l'economia.  Dobbiamo avere la differenza tra noi e la famiglia Jones per motivarci a lavorare e quindi sperare di metterci nella posizione finanziaria più agiata dei Jones. Senza dubbio l'avidità è un componente del sistema capitalistico. Non so se sia una parte necessaria, o, se necessaria, necessariamente cosi importante.  Ma non siamo tutti Papa Francesco e nel mondo abitato da Boris e dai suoi amici, i banchieri, è così.  Un bonus di centinaia di migliaia di sterline è normale per incoraggiarli a giocare con i soldi degli altri.  Si può immaginare che questo tipo di comportamento sia un po' difficile da resistere.  Se si diventa membro d'un gruppo di persone che sono molto ben pagate ci si aspetta di ricevere la stessa 'compensazione' (stipendio ecc.).

Probabilmente, comunque, lo guarderebbero come giusto in un altro senso. Sono responsabili per l'investimento di miliardi di sterline e, quando (o se) fanno un profitto, il profitto si conta in milioni di sterline. Quando ero notaio, la fatturazione era basata non solo sul numero di ore coinvolte, ma anche la 'difficoltà' del caso e la mia 'responsabilità' – che vuole dire il valore del bene soggetto della transazione.  Dunque non posso lamentarmi del principio anche se non c'è in realtà un legame logicamente necessario tra il valore e la tariffa applicabile.  Infatti nella stragrande maggioranza delle transazione, un banchiere fa un investimento di soldi d'un fondo pensione.  Questo consiste nel denaro di molte persone diverse.  In un certo senso, dunque la somma incredibile dell'investimento è un'illusione.  È solo l'aggregato di molte somme piccole. Dubito tuttavia che questo sia un concetto molto convincente per i banchieri !
 
Ma infatti, la ricerca indica che non siamo tutti così motivati dal denaro. La soddisfazione con il lavoro stesso, i nostri colleghi, i manager ecc. è molto importante. Si, vogliamo avere uno stipendio sufficiente per vivere bene, ma per il Signor Normale, avere uno stipendio più di $75 000 non lo fa più felice in conseguenza. Evidentemente i banchieri sono una razza a parte.  Ma non solo non siamo più felici, ma il bonus può essere un disincentivo a lavorare effettivamente.  C'è molto ricerca che indica che questo è vero particolarmente dove il lavoro è interessante intrinsecamente.  L'effetto netto degli incentivi – se cioccolato o sterline – è negativo.  Distrae in modo sproporzionato dalla motivazione intrinseca.  Quando i premi sono tangibili e prevedibili (se i soggetti sanno in anticipo quanto denaro extra riceveranno) la motivazione diminuisce ancora di più.
 
Sembra contro-intuitivo.  Ma infatti per me non è molto sorprendente.  Come la maggior parte di notai, anni fa abbiamo deciso d'introdurre un sistema di bonus.  I notai sono veri capitalisti.  In principio era un sistema giusto e semplice – per quelli che non erano soci c'era una partecipazione nel profitto per l'anno che avevano prodotto personalmente al di sopra del normale.  Dopo poco abbiamo trovato che era una fonte di disarmonia e anche truffe per approfittare del sistema – che implicava più regole per evitarle.  Era un incubo. Vediamo la stessa mentalità fra i banchieri che cercano di raggirare il sistema per massimizzare il loro vantaggio personale invece di lavorare semplicemente per il bene dell'azienda – per esempio lo scandalo del truccare del Libor. E vediamo che abbiamo bisogno di moltissimi regole per cercare di tenerlo sotto controllo in conseguenza. Dunque l'avidità che è probabilmente utile, anche indispensabile da quantità piccole, diviene quasi impossibile a gestire quando è predominante nelle nostre vite. Abbiamo bisogno di riconoscere la distinzione. Spero che Boris lo capisca.
 
Nel fra tempo in Italia abbiamo visto un paese intero tenuto in ostaggio fino alla settimana scorsa a causa dell'avidità d'un uomo – il Cavaliere - e i suo seguaci. Ha fatto una fortuna attraverso gli anni ma, secondo i tribunali, non sempre in maniera legale. Non solo è finalmente stato giudicato colpevole di frode fiscale quest'anno, ma era il beneficiario dell'effetto d'una bustarella di 400 milioni di lire (£200,000) data a un giudice nel 1991 dai suoi rappresentati con la conoscenza del Cavaliere. Il giudice aveva dunque deciso che la società di Berlusconi, Fininvest, avrebbe potuto continuare con l'acquisizione d'una grande parte della casa editrice Mondadori. Dopo un'investigazione (cominciata nel 1996) il tribunale di Milano ha finalmente deciso nel luglio 2007 (!) che quelli accusati di aver dato la tangente erano colpevoli. Ma il tribunale ha deciso che Berlusconi, che era una parte della cospirazione e la persona per cui la tangente è stata pagata, aveva, incredibilmente, il beneficio d'un statuto di limitazione.
 
Secondo Marina, la figlia di Silvio Berlusconi questa decisione era “un atto d'aggressione dalla magistratura contro mio padre”. Che era forse più pertinente riguardo alla decisione della corte di cassazione riguardo alla frode fiscale quest'anno – era solo perché la corte ha deciso di prendere la sua decisione in tempi record che Berlusconi non poteva evitare la sua responsabilità ancora una volta grazie alla limitazione. Come abbiamo visto, Berlusconi ha usato l'immunità parlamentare e la legge di limitazione per proteggere sé stesso contro gli effetti ovvi e inevitabili della sua avidità. Dimostra per me la follia di questo tipo di legge e l'impatto che può avere sul sistema democratico. L'avidità su vasta scala produrrà inevitabilmente la corruzione, e la corruzione è il nemico della democrazia e del buon governo in generale. La legge dovrebbe proteggere noi, il popolo, e non i colpevoli - anche se sono tanto vecchi e fragili quanto Berlusconi. Poverino.
 
     
 

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