Una democrazia liberale  
     
 

La rivista Prospect ha ora una filosofa, Sasha Mudd (Senior Research Fellow presso l'Università di Southampton), che scrive articoli occasionali sulla filosofia. Questo mese ha scritto un saggio intitolato "Una difesa filosofica della democrazia". Come afferma l'autrice: "In tutto il mondo, la democrazia liberale è in difficoltà. I sondaggi d'opinione dipingono un quadro desolante: le disfunzioni politiche in mezzo a crisi sovrapposte hanno lasciato le generazioni più giovani scettiche sul valore della democrazia e dubbiose che possa dare risultati per loro.

Chi è giustamente preoccupato da questa situazione chiede una riforma urgente. Ma cos'è che deve essere riformato? Che cos'è esattamente la democrazia e perché dovremmo valorizzarla?".

Un ex Lord Chief Justice chiamato, appropriamento, Igor Judge, purtroppo scomparso il mese scorso, ha tenuto una lunga conferenza l'anno scorso in cui ha esaminato il sistema di governo del Regno Unito. Il sistema monarchico ha iniziato a perdere colpi nel 1609 con l'arrivo del nuovo re, Giacomo I, successore di Elisabetta, importato dalla Scozia.

Come ha detto Lord Judge: "Il re ha detto al Parlamento che 'lo stato di monarchia è la cosa più suprema sulla terra', aggiungendo modestamente che tutti gli attributi di Dio concordavano nella persona di un Re".

Quel Parlamento del 1609 comprendeva circa 100 avvocati delle ‘Inns of Court’, molti dei quali erano piuttosto turbati dall'approccio del nuovo re. Dunque, nel 1610, il Parlamento ha presentato una ‘Petition of Grievances’. La petizione era una denuncia contro il ‘governo per proclami’, cioè il governo diretto del re. Le cose sono andate di male in peggio e suo figlio, Carlo I, ha perso la testa per la sua devozione al diritto divino dei re.

Al posto del re avevamo un parlamento che, nel corso dei secoli, è diventato gradualmente più rappresentativo del popolo nel suo complesso piuttosto che dei grandi proprietari terrieri dell'epoca.

Ma ovviamente gli equivalenti moderni dei grandi proprietari terrieri sono tornati sotto forma dei più ricchi tra i ricchi, come Elon Musk, Rupert Murdoch e molti altri che hanno molta più influenza sui governi, e quindi potere, di tutti noi. Spesso consideriamo la democrazia come un sistema di autogoverno rappresentativo, impegnato a governare la maggioranza attraverso elezioni corrette.

Joe Biden, nel denunciare i pericoli del Trumpismo, sottolinea proprio questo aspetto. Democrazia, dice, "significa governo del popolo, non governo della monarchia, non governo del denaro, non governo dei potenti. Indipendentemente dal partito, ciò significa elezioni libere e giuste, rispettando il risultato, che si vinca o si perda".

Ma la questione va ben oltre. Ci aspettiamo di vivere la nostra vita sulla base dei principi liberali, delle libertà, che ci danno diritti individuali sostanziali e un'uguaglianza politica di base. Ma perché pensiamo che liberalismo e democrazia vadano insieme? Sappiamo fin troppo bene che le democrazie, in particolare quelle fatte prigioniere dal populismo, possono essere illiberali.

Si possono avere leader democraticamente eletti che calpestano i "diritti" dei loro cittadini. E non c'è nemmeno bisogno di tornare alla Germania di Hitler. Come esempi moderni, abbiamo Recep Erdogan in Turchia e Viktor Orbán in Ungheria, il governo di Hamas a Gaza e, fino alle elezioni di ottobre, il governo polacco. I cittadini di questi paesi possono tecnicamente godere del diritto di voto ma, con un sistema giuridico conformato alla volontà del partito al governo, possono trovarsi nell'impossibilità di partecipare in modo significativo al processo democratico.

Ciò accade quando le élite trovano modi creativi per contrastare la volontà della maggioranza al fine di trarne vantaggio.

Ma, allora? Se questo è ciò per cui il popolo vota, allora così sia. Dottore Mudd ci dice però che possiamo capire meglio il legame tra liberalismo e democrazia tornando alla concezione morale della persona che, storicamente, ha contribuito a giustificare entrambi.

Secondo Dottore Mudd, al centro della tradizione politica liberale - classicamente associata a Emmanuele Kant e John Stuart Mill - c'è l'affermazione che tutti gli esseri umani, per il solo fatto di essere tali, hanno lo stesso valore morale, indipendentemente dalle circostanze della loro nascita o dalla loro posizione nella società. Questa uguaglianza morale di base viene poi utilizzata per fondare l'uguaglianza dei diritti sociali e politici, compreso il diritto di voto. Si oppone quindi a qualsiasi sistema politico - dall'autocrazia alla monarchia ereditaria - che non mostri uguale rispetto per le persone, trasformando le differenze sociali moralmente arbitrarie in fonti di gerarchia e oppressione politica.

Dice: "Le persone non devono essere dominate o trattate come semplici mezzi per i fini altrui e, allo stesso modo, la gente ha il diritto di partecipare alla formazione del proprio destino, piuttosto che vederselo imposto. È importante sottolineare che il compito dell'autogoverno democratico è collettivo. Cerca di garantire a tutti uguali diritti e libertà, attraverso un processo decisionale collettivo".

Ma trovo che questo non sia convincente.  Si basa sull'affermazione che la morale e l'equivalenza morale esistano davvero, il che è di per sé discutibile. L'esistenza della morale è certamente un'opinione diffusa, ma ciò che le persone intendono con questa espressione e i codici morali che ne derivano sembrano essere molto variabili. E il suo utilizzo per affermare che siamo tutti uguali e meritevoli di uguali diritti è una forzatura. In realtà, nemmeno nel Regno Unito applichiamo pienamente questa idea. Non possono votare quelli residenti in Gran Bretagna che non sono citadini, i pazzi, i prigionieri o i bambini.
 
Invece, molti difenderebbero il valore della democrazia su basi pragmatiche, basandosi su ciò che fornisce, che si tratti di leggi e politiche migliori, di stabilità o di maggiore ricchezza per noi come paese.

Amarentya Sen ha scritto: "nessuna carestia sostanziale si è mai verificata in un paese indipendente con una forma di governo democratica e una stampa relativamente libera".  Ho la sensazione, tuttavia, che sia un'affermazione che verrà messa a dura prova nel prossimo futuro.

Per altri, le politiche liberal-democratiche promuovono importanti abitudini sociali come la tolleranza e la correttezza. In altre parole, sosteniamo la democrazia per i vantaggi che ci offre nel nostro modo di vivere e per quello che potremmo diventare se ne avessimo l'opportunità.

Oppure potremmo tornare alla Petition of Grievance e sottolineare i mali che il governo liberal-democratico ci aiuta a evitare. La Costituzione degli Stati Uniti, ad esempio, ci dice che è molto importante proteggere i cittadini dall'esercizio di un potere arbitrario e che la democrazia liberale che essa ha delineato, nonostante i suoi difetti, è il modo migliore per farlo.

E in effetti una combinazione pragmatica di tutti questi elementi è, a mio avviso, di gran lunga migliore come giustificazione per una democrazia liberale rispetto a qualsiasi presunta equivalenza morale tra i cittadini.

Ma la realtà è che la maggior parte dei codici morali si basa in larga misura sull'equità. Se accettiamo questo, allora coloro che giustificano la democrazia sulla base della morale e coloro che la sostengono sulla base del pragmatismo possono forse essere d'accordo. Molte ricerche dimostrano che il concetto di equità è profondamente radicato non solo in noi, ma anche negli altri animali. È un adattamento evolutivo che promuove la vita sociale. Ciò significa, a sua volta, che calpestarlo sarebbe negativo per la società.

Quindi, nel pensare al tipo di rinnovamento democratico di cui abbiamo bisogno oggi, dobbiamo diffidare delle disuguaglianze estreme di status, ricchezza e potere. L'ingiustizia insita in esse genera risentimento e, in ultima analisi, odio tra i diversi strati della società e quindi una società instabile - non un bene per nessuno di noi.

Dimostrano una mancanza di preoccupazione per l'individuo, da cui dipende una democrazia liberale. Come dice Dottore Mudd: "Uno dei motivi per cui potremmo pensare che l'estrema disuguaglianza economica e la polarizzazione politica stiano minando le democrazie liberali oggi è dovuto agli atteggiamenti corrosivi e disumanizzanti che generano. Al suo meglio, la democrazia liberale è un progetto condiviso che cerca di costruire un futuro per tutti, non solo per alcuni a spese di altri".

L'autogoverno in una società plurale è un affare complicato. A differenza di quanto accade in America e, sempre più spesso, anche qui, richiede che si riconosca non solo la legittimità delle opinioni altrui, ma anche la necessità di tenere con noi i nostri avversari. L'incapacità di farlo ha portato alla frattura della società americana e alla fessura della Brexit nel Regno Unito. Riparare le nostre relazioni è una questione di necessità democratica.

La democrazia non è solo un sistema di regole. È anche un fragile patto basato sul rispetto, o almeno sulla tolleranza, degli altri membri della nostra società.

11 November 2023

Paul Buckingham
 
 
 

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