L'inerzia

 


I principi di Newton, ci dicono che una massa continuerà a muoversi con la stessa velocità a meno che non sia influenzata da un'altra forza. Quella forza può farla accelerare o rallentare. Ha deciso di chiamare questa tendenza a continuare in una linea retta la sua 'inerzia'.  L'inerzia, comunque, non è confinata al regno della fisica.   Lo vediamo quando decidiamo di non cambiare i nostri fornitori di energia quando non sono competitivi.  Al livello della stato patrimoniale di ogni società riuscita c'è un bene, il cui valore dipende dall’inerzia – l'avviamento.  L'avviamento può essere definito come la probabilità che un cliente ritornerà per trattare con la tua società ripetutamente.   Ma come parecchi aspetti dell'economia, non vediamo qui semplicemente un'idea astratta.  Vediamo il modo in cui noi, come esseri umani, agiamo.  Se avessimo trovato qualcuno da cui possiamo comprare qualcosa - una patata o una nave da guerra - a un prezzo ragionevole, che è disponibile, e con un buon servizio, poi è probabile che sceglieremmo la strada più semplice nel futuro - ritorneremo allo stesso fornitore. La natura umana ha una tendenza a volere la continuità più del cambiamento.

Ma sappiamo anche dalla nostra esperienza che ci sono delle persone che sono naturalmente più resistenti al cambiamento di altre. I più resistenti li chiamiamo conservatori e quelli all'altra estremità dello spettro, liberali - ma non nel senso politico. E sembra che ci sia una base neurologica per questa distinzione. Quelli che avevano raggiunto un buon risultato per un estremo o l'altro nei test psicologici per distinguere fra i due tipi di personalità, hanno dimostrato anche delle differenze in dei test della flessibilità mentale. Normalmente i conservatori hanno reagito come avevano reagito prima in una situazione superficialmente simile, piuttosto che valutare i meriti di ogni situazione di nuovo. E dunque hanno dato la risposta sbagliata più frequentemente dei liberali. Gli EEC, che i ricercatori avevano fatto allo stesso tempo, hanno dimostrato che i liberali avevano due volte la quantità di attività in una regione del cervello che si chiama "la corteccia anteriore cingulate". Sembra che questa regione aiuti la mente a riconoscere le situazioni leggermente diverse, le situazioni dove non dovresti seguire il corso abituale. Dunque sembrerebbe che i liberali possano reagire agli eventi in modo più flessibile dei conservatori. Ma un tale tratto è sempre una buona cosa? I conservatori dicono che i liberali passano troppo tempo a pensare e non abbastanza tempo a fare. I conservatori non hanno la stessa difficoltà: fanno la stessa cosa – senza la necessità di pensare. Vogliono che le cose restino le stesse perché ... proprio perché!

Il che ci porta alla ragione per cui, mi sembra, abbiamo una gamma così ampia di opinioni. Sebbene l'evoluzione non ci dia invariabilmente dei risultati buoni, penso che in questo caso, ci sia un beneficio sottostante. Da un lato, ci sono gli ultraconservatori, disposti a tutto pur di aggrapparsi alla vita com'era sempre e, dall'altra parte, gli ultraliberali che vogliono cambiare il mondo in meglio, creare delle nuove forme d'arte o mettere in discussione le idee accettate scientifiche o filosofiche. I pensatori liberali, quindi, sono stati i motori principali del progresso nella nostra società. Ma questo 'progresso' non è stato sempre efficace. Ci ha portato a molti vicoli ciechi - come per esempio il gruppo attuale di compositori contemporanei. Vedere che una situazione è nuova e dunque richiede una nuova soluzione, non vuole sempre dire che ci sia un caso ben pensato per la soluzione scelta. Non è necessariamente una soluzione adattata ai nuovi fatti. I conservatori, quindi, dalla loro incapacità di vedere la necessità di cambiamento, aiutano a preservare una misura di stabilità nel mondo. Impediscono gli eccessi più impetuosi dei liberali. La vita ha bisogno d'un freno di tanto in tanto e i conservatori sono una necessaria, se a volte irritante, inerzia nel sistema.

Ma. Ma mi sembra che ci sia ora una situazione politica in cui i conservatori da tutti i lati sono in una posizione di trionfare, e questo in modo costosissimo. Parlo ovviamente del Brexit e la possibilità d’un Brexit senza accordo o un accordo ‘Lite’. La storia dell’Unione Europea e il Regno Unito è molto litigiosa. I partiti politici hanno adottato varie politiche in vari momenti. Churchill e gli Americani, dopo la seconda guerra, hanno incoraggiato la formazione nel 1950 della comunità comune di carbone e dell'acciaio. Questo era un tentativo d'incoraggiare il commercio non solo per promuovere la crescita economica, ma anche per diminuire la probabilità di un’altra guerra. Churchill non ha visto la necessità per noi d’essere parte di questo gruppo. Avevamo il ‘Commonwealth’ con cui commerciare. Quando poi è diventato ovvio che il Commonwealth non era un blocco commerciale molto redditizio nel dopo-guerra, l’opinione è cambiata e abbiamo promosso invece l’AELS, un’area Europea di libero scambio. Quando anche questa non è riuscita a puntellare la nostra economia, finalmente abbiamo preso la strada lunga e tortuosa verso l’adesione all’UE nel 1973. Secondo le cifre, la nostra economia ha beneficiato molto dell’appartenenza al gruppo economico più potente del mondo, dopo gli Stati Uniti.

Ma ci sono quelli, apparentemente nell’ascendente, che non vedono questo come un vantaggio chiaro. Gli ultraconservatori del partito conservatore sono contrari all’idea di far parte d’una federazione di paesi. Nella loro versione della storia non eravamo mai controllati dagli europei. Sono attaccati all’idea che, anche la forma modesta di federalismo implicata nell'aderenza all’UE, ci impedisca di essere una nazione commerciale ancora più grande. Vedono i secoli prima di Victoria e, sicuramente, durante il regno di Victoria, come un periodo quando eravamo la nazione principale del mondo. Secondo loro, e ignorando la nostra dipendenza sulla colonizzazione di così tanti paesi, il nostro successo era basato sul libero scambio. E è questo che è il modello per un futuro luminoso in cui riguadagniamo il nostro titolo. È tipico della mentalità conservatrice. Si vede tutto come lo stesso quando è ovvio che è diverso.

Ma Jeremy Corbyn e Co, i laburisti, non sono neanche convinti che continuare a seguire le regole dell’UE sarebbe accettabile. Lo svantaggio per loro è che le regole Europee non permettono l’aiuto di stato, salvo per un tempo limitato e in circostanze eccezionali. l’UE richiede anche un sistema competitivo che limita molto la nazionalizzazione, non solo d'industria o le miniere, ma anche i servizi come i treni o la fornitura dell’acqua - una parte integrale della visione della sinistra. Abbiamo visto i risultati della proprietà statale: uno scenario di sotto-investimento cronico e di decisioni commerciali fatti per ragioni politiche. Ma i Socialisti sono convinti che, visto che il sistema attuale produce un reddito per gli azionisti, dev’essere contro gli interessi del pubblico. Dicono che dobbiamo tornare alle soluzioni del passato e abolire il coinvolgimento dell’investimento privato. È la sola strada da prendere. Non possono vedere che ci sono forse altre soluzioni in un mondo commerciale globale. Possiamo dire dunque che i Socialisti della sinistra estrema sono molto conservatori.  Che ironia.

PJB

25 settembre 2018

 

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