La Verità - un concetto scivoloso  
     
 


Mahatma Gandhi ha detto:
"Molte persone, specialmente gli ignoranti, vogliono punirvi per aver detto la verità, per essere corretti, per essere voi. Non scusatevi mai per essere corretti, o per essere anni avanti rispetto al vostro tempo. Se avete ragione e lo sapete, dite quello che pensate. Anche se siete una minoranza di uno, la verità è ancora la verità".
Ho trovato questa citazione per caso in un blog intitolato "In questi giorni bui... dici la tua verità". Non è proprio la stessa cosa, anche se quello che ha detto Gandhi potrebbe anche essere interpretato come fare di una credenza la stessa cosa della verità. Ma sembra che sia una confusione di pensiero che ha un'approvazione reale - dalla regina della TV americana, Oprah Winfrey. È stato esemplificato nella sua intervista con gli altri reali minori, Harry e Meghan. Meghan è stata incoraggiata a dire ‘la sua verità’ sulla sua vita infernale come parte della famiglia reale britannica. Ovviamente è molto facile prendere in giro tutto questo atteggiamento californiano, ma dimostra che non stiamo facendo molti progressi come civiltà quando la verità è un concetto relativo. Infatti, tradizionalmente, la Pasqua è il momento di riflettere sull'idea di verità. Quando Gesù ha affermato di essere venuto nel mondo per testimoniare la verità, Ponzio Pilato ha notoriamente chiesto: "Che cos'è la verità? Come romano, che governava una colonia molto fragile e divisa, posso capire perché fosse un po' cinico sulla qualità delle informazioni che gli venivano date. Ma per noi seguire il suo esempio e permettere che una parola così importante perda il suo significato sembra piuttosto infelice.

Non abbiamo più i ‘cinguettii’ quotidiani di Trump per ricordarci quanto lontano la verità possa affondare. Ma che dire di una definizione di verità? Beh, il mio punto di vista è piuttosto semplice. La verità di un'affermazione su qualcosa è definita dalla sua corrispondenza alla realtà. Stabilire quale sia la realtà, tuttavia, può essere molto difficile. Sappiamo che i resoconti dei testimoni degli eventi possono variare considerevolmente. Questo è perché spesso vediamo le cose da angolazioni diverse o notiamo gli eventi per la prima volta in momenti diversi del loro svolgimento. Quindi ci concentriamo su aspetti diversi di ciò che sta accadendo. Questo ci dice che, nonostante i nostri migliori sforzi, i tribunali a volte sbaglieranno i loro verdetti - in entrambe le direzioni. È anche perché c'è un requisito per l'accusa di provare oltre ogni ragionevole dubbio. Come sappiamo, però, il rinascimento è stato un punto di svolta importante nel nostro atteggiamento verso la verità. Non avremmo più accettato come verità ciò che ci veniva detto da figure di autorità, che fossero leader religiosi o figure storiche del mondo classico, quelli che ci davano non solo le loro filosofie ma anche le loro intuizioni scientifiche. Queste però erano basate sulla speculazione e sul mito piuttosto che sulla sperimentazione. La scienza moderna cerca di vedere come funziona il mondo attraverso la ricerca. Anche in questo caso però, può non risultare più di una migliore congettura. Dire quindi che la ricerca scientifica produce verità è lontano dalla verità. Ciò che può fare, tuttavia, è dirci con molta più certezza ciò che è falso.

Il postmodernismo permette a persone che non hanno la minima idea di queste cose di dire che tutta la verità è soggettiva, un concetto relativo. Quando si leggono i documenti di ricerca di sociologi e psicologi, in realtà i principali bersagli del post-modernismo, c'è purtroppo una certa verità in questo. I loro metodi di ricerca scimmiottano quelli dei "veri" scienziati, ma senza la possibilità di effettuare studi controllati randomizzati e ciechi. Infatti sarebbe spesso impossibile ottenere l’approbazione dei loro loro comitati etici, in quanto comporterebbero, come i famigerati esperimenti di Skinner con le ‘guardie carcerarie’, un certo grado di danno potenziale ai soggetti. Ma questo non vuol dire che non ci siano verità sociologiche o psicologiche che aspettano di essere trovate. Dopotutto, se riteniamo che la genetica abbia un ruolo significativo nel nostro comportamento, allora è ragionevole supporre che ci siano almeno alcune regole di base che aspettano di essere scoperte.

Stranamente, però, per un mondo molto più aperto all'idea di verità relativa di quanto non sia mai stato, sembriamo contemporaneamente scivolare di nuovo in un mondo pre-rinascimentale, affidandoci ancora una volta all'autorità per darci una versione assoluta della verità. Le figure di autorità che ci dicono cosa pensare non sono né greci, né romani, né pontefici, ma le opinioni di gruppi spesso informali sui social media, opinioni che si riversano come un tsunami su di noi. Insistono che agiamo e pensiamo in modi particolari. Un buon esempio è stata la risposta all'azione della polizia alla veglia tenuta a Clapham Common dopo l'omicidio di Sarah Everard. La polizia è stata fotografata mentre ammanettava una donna prostrata e, immediatamente, molte persone hanno condannato ciò che la polizia aveva fatto come anti-donna. Dire il contrario ha provocato dei post pieni di odio sui (anti-) social media. Tra coloro che criticavano la polizia, c'erano il leader del Partito Liberale, numerosi politici del Partito Laburista e molti esponenti della lobby dei diritti delle donne. Quello che non hanno fatto è stato controllare i fatti prima di creare la tempesta di proteste. Hanno dato per scontato che la polizia fosse colpevole. Un'indagine dell'indipendente "Inspectorate of Constabulary", che ha esaminato i filmati delle telecamere del corpo della polizia e di numerosi telefoni cellulari e anche parlato con testimoni, ha scoperto che non era così. Ma poiché i presunti rappresentanti di un gruppo oppresso (tutte le donne) hanno detto che erano state ulteriormente oppresse, dovevano essere creduti. Era la loro verità - in qualche modo relativa e assoluta allo stesso tempo.

Un altro esempio può essere visto nella reazione al rapporto sul razzismo della scorsa settimana. Non sono la persona adatta ad analizzare le moltissime pagine di dati contenuti nel rapporto. Ho però letto le conclusioni del rapporto e, da esse e dalle spiegazioni degli autori, ho visto il tipo di cose che stanno suggerendo e perché. Stanno dicendo che dare la colpa al razzismo per tutte le difficoltà delle minoranze è una semplificazione eccessiva. Sì, il razzismo esiste ancora, anche se è ovvio che, per chiunque  abbia vissuto il periodo dagli anni '50 ad oggi (io), il razzismo non è quello che era. Allora dovremmo riconoscere che abbiamo fatti dei progressi, pur continuando a chiedere di più. Ma il quadro è molto più complicato. Le sue conclusioni chiariscono che i dati dimostrano che i diversi gruppi etnici, normalmente raggruppati sotto la voce BAME, in realtà hanno diversi risultati educativi e sanitari e successo lavorativo. Come è noto da molto tempo, i ragazzi bianchi che provengono da ambienti poveri sono in una posizione peggiore sulle misure delle conseguenze della deprivazione rispetto a quasi tutti gli altri gruppi. Ma la "teoria critica della razza", dice che la società bianca è intrinsecamente oppressiva nei confronti delle persone di colore; che questo si interseca con altre forme di oppressione che coinvolgono la sessualità, il genere, la disabilità o la classe. Questo include dunque i ragazzi bianchi svantaggiati? E, se sì, in quale categoria? Non c'è da meravigliarsi che la verità sia relativa.

Come abbiamo visto dalla risposta di molti politici, attivisti e accademici, tuttavia, piuttosto che leggere prima, e poi impegnarsi con le principali conclusioni del rapporto, sembrano più interessati ad arcane discussioni sulla ridefinizione del razzismo istituzionale, questo per assicurarsi che tutti gli svantaggi sofferti dai gruppi etnici minoritari possano essere descritti come il risultato di strutture razziste. Esagero, ma non molto. Ma è autolesionista dire che dovremmo concentrarci sull'antirazzismo, piuttosto che adattare la nostra risposta allo svantaggio reale alle sue effettive cause individuali. Questo però sembra fare poca differenza per coloro che sono determinati a far parte di un gruppo razzialmente svantaggiato, anche quando sono accademici di alto livello. Essi ottengono la loro autorità pre-rinascimentale dal loro stesso status di minoranza: ci dicono che solo loro conoscono la verità sull'oppressione delle minoranze grazie alla loro esperienza vissuta. È un'ovvietà che una vittima del razzismo ne abbia più esperienza di una non-vittima. Non ne consegue, tuttavia, che essi siano meglio in grado di vedere quali possono essere le soluzioni ai problemi o di vedere come possono colpire altri non appartenenti al loro particolare gruppo. Questo richiede dati e non aneddoti.

6 aprile 2021


Paul Buckingham

 
 

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