La reinvenzione della filosofia  
     
 

Mi sembra che la filosofia abbia un grande problema oggi - la scienza. Anni fa la filosofia naturale, ciò è la scienza, aveva una parte minore nella spiegazione del mondo. Era un misto di alchimia e una descrizione di come funzionavano le macchine che eravamo capaci di concepire e fabbricare. Dunque avere dei filosofi e teologi che cercavano di rispondere in maniera puramente intellettuale ai grandi problemi della vita non era strano. Ma, dal rinascimento, abbiamo visto un cambiamento nel mondo. Gli scienziati sono riusciti a descrivere come funziona il mondo così bene che il ruolo di dio è adesso molto limitato. Progressivamente i teologi sono stati a postulare solo un dio delle lacune invece del vecchio dio che era necessario per spiegare come il mondo continuava a girare. Ora, il suo ruolo è solo d'avere creato l'universo miliardi dei anni fa e, forse, essere responsabile degli interventi miracolosi di tanto in tanto.

Ma i filosofi? In parallelo ai teologi hanno visto il loro campo d'operazione molto ridotto. Anni fa era possibile speculare sul funzionamento della mente senza nessuna conoscenza di come funzionasse il corpo fisico. La nostra ignoranza lo ha incoraggiato. Non immaginavano la possibilità di vedere il cervello reagire agli stimoli in tempo reale. Ma questa conoscenza vuole dire che, ora, il funzionamento del corpo deve prendere la posizione privilegiata. Però secondo quello che ho letto, ci sono molti filosofi che sono nella stessa situazione dei teologi. Fanno notare che la neuroscienza è ancora nella sua infanzia, che gli scienziati cercano di spiegare le cose più complesse del mondo e concludono che ci sia uno spazio per una filosofia delle lacune. Ma ogni volta che la scienza scopre qualcosa di nuovo i filosofi si ritirano sempre più verso l'oscurità. Steven Hawking afferma nel suo ultimo libro che la filosofia è morta perché la scienza l'ha superata. Non c'è nessuna ragione per credere che ci sia una grande struttura intellettuale che può spiegare le grandi questioni della vita indipendentemente dal mondo fisico. E è la scienza moderna in tutte le sue forme che descrive il mondo fisico di cui la mente è una parte.

A questo possiamo aggiungere il fatto che dopo più di 2000 anni, i filosofi non sono riusciti a rispondere alle grandi domande della vita lo scopo della vita; come giustificare un codice morale; come spiegare il libero arbitrio; cosa vuol' dire vivere bene; che significa il numero 42...? Sono anche frammentati in gruppi diversi secondo la loro 'fede'. Come i teologi. Quindi, nonostante le loro parole impressionanti e teorie complesse, è ragionevole pensare che un mondo puramente materiale non è compatibile con il tipo di risposta voluta o anche le stesse domande. Dunque sembra che i grandi castelli che hanno costruito siano solo dei castelli in aria.  A quale scopo servono dunque i filosofi?  Ma la scienza può veramente rispondere alle quesiti centrali delle nostre vite?  Si e no.  Ci potrà dare una visione realistica di chi siamo e come siamo motivati, ma mi sembra che l'interpretazione di questo per la nostra società richiede un'abilità diversa.

Guardiamo, per esempio, alla moralità. Tradizionalmente è un concetto basato sul dovere, implementato dal nostro libero arbitrio, spesso contro l'influenza delle nostre emozioni. Ogni suggestione che indica che i nostro libero arbitrio è compromesso in qualche modo è vista come una scusa per il comportamento negativo, perché non è vista come una decisione completamente libera dell'individuo. Anche se non c'è una definizione del libero arbitrio che abbia senso. Allora, sappiamo da molti anni che l'ossitocina facilita il legame tra una madre e suo bambino. Ma adesso abbiamo le prove che ha un effetto molto più ampio. L'ossitocina è un ormone che non è facile rilevare perché ha una emivita di solo 3 minuti. Ma adesso una serie di esperimenti ha mostrato che l'ossitocina è anche trovata dove c'è una volontà d'agire moralmente. E, più è alta la sua concentrazione, più generosa o servizievole sarà la persona. Non possiamo dire che l'ossitocina è implicata in ogni decisione morale, perché è difficile p.e. misurare il suo livello quando qualcuno fa qualcosa di eroico. Ma il fatto che è strettamente legata alla generosità implica fortemente il suo ruolo. E c'è il fatto che la sua assenza in risposta agli stimoli che la producono normalmente corrisponde a una personalità più o meno psicopatica.

Adesso, dunque, possiamo dire che queste molecole, in congiunzione con i neuroni specchio, siano essenziali per il nostro senso di empatia. Ci fa sentire quello che gli altri sentono e dunque ci motiva ad agire per il loro bene. Vediamo che la moralità è una emozione, o un gruppo d'emozioni, che interagiscono con le altre.  La produzione d'ossitocina è molto stimolata dal coinvolgimento sociale ed è associato a un livello più alto di felicità in generale.  Dunque contrariamente all'opinione religiosa, vediamo che agire moralmente è, al meno in parte, adatto a farci sentire contenti e non farci sentire colpevoli.

Così allora, chi potrà spiegare il nuovo paradigma morale al pubblico?  Abbiamo bisogno di qualcuno che sia razionale e senza parzialità politica, ma che parli in termini comprensibili.  Dovrà spiegare come la società può continuare come al solito con una visione diversa della moralità e, sopratutto, come continuare d'avere un sistema di giustizia e diritti umani quando la moralità è, in fondo, 'solo' emozione.  È un lavoro adatto, forse, a una movimento di filosofia reinventato?  I filosofi devono essere utili per qualcosa.


Da seguire la reinvenzione della società...?

http://www.ted.com/talks/paul_zak_trust_morality_and_oxytocin.html

 
 

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